Francesca Serragnoli
TRE POESIE
Non sono tipo che sviti con ununghia
non rimango in mano
scendo in angoli torno
in urti brevi come spigoli
per entrare poso
i pugni in porte socchiuse
non so nemmeno se sarò chi sono.
Non amo i legni nudi
i nidi in vista ai vivi
non cerco le cascate di quelli in piena
fra i volti nelle folle.
Adoro chi riparte e batte
il piede insieme allonda, io
nel quadrato di un bagno
piango i piatti prenotati a vita
che una voce timida disdice
privata, per non essere ascoltata.
E unora di punta
uno stridore di ruote
ferme davanti a un viso nudo
nelle dolci fiamme umane.
*
Anche la sola idea
di venirti incontro male
scendere scale per niente
salire in battiti
a metà fra sincerità e pena
di vedersi coperti di fiocchi
che altri occhi
vogliono davanti
minchioda
e nemmeno più muovo un gesto
alzo lo sguardo pesante
cerco di destare un saluto sono
una che cammina tacco tacco
rompe ovunque punte lunghe.
Ma quando ti vedrò
punto preciso della scala
scioglierò i capelli
le mie mani diventeranno correnti
uscirò dai paraventi inventati
trucco e paglia in terra
indurirò la corsa.
*
Anche tu me lo ridici il viaggio
le soglie e le madri che passi
fra le poche mani magre
cerano fiori e linee a guardarti che
mi attraversavano e non osavo
le ricche tue miserie di foglia
- e rinasci ovunque cadi -
allora se chi perde ritorna
cercami chiusa nellinverno
poiché anchio amo le partenze
fra treni che non conosco
e buio è il bosco al tramonto
allingresso di un nuovo sentiero
nel mio letto invece caldo il sonno
nuove le lenzuola
una frenesia delicata adempie
al compito segreto della culla
nella madre nel ventre