Ci vediamo in piazza

di Luigi Bernardi

 

IL FUNERALE

C’era solo Filippo a vedere quello che è successo ieri notte in piazza.

Dice che saranno state le quattro che erano arrivati quattro cellulari pieni di carabinieri che avevano cominciato a sgombrare la gente. Dice che hanno fatto presto perché a quell’ora c’erano rimasti solo tre danesi e due peruviani, oltre a quello di Molinella che non va mai via. Dice che dopo la piazza l’avevano recintata con un telone che sarà stato alto due metri e se non eri un giocatore di pallacanestro e di quelli più alti, i pivot che si chiamano così, non ci potevi vedere dentro.

Filippo era alto uno e sessanta e un coperchio, ma poteva vedere lo stesso perché stava tutto raggomitolato dentro uno scatolone che era rimasto all’interno della recinzione, dimenticato in un angolo vicino a degli altri.

Dice che quando i carabinieri avevano finito di tirar su il telone, era arrivata una squadra di operai con indosso una tuta che non aveva mai visto. Dice che avevano cominciato a scavare una buca coi martelli pneumatici e le vanghe che si erano portati dietro. Dice che erano andati avanti finché qualcuno aveva gridato che era profonda abbastanza. Dice che faceva un freddo bestia, ma quelli avevano sudato lo stesso più per la fretta che per la fatica.

Filippo aveva mandato giù tutta la mezza bottiglia che aveva fregato in trattoria, gli era passato il freddo ma gli ballavano uguale i denti e sudava per la strizza che la buca la stessero scavando per lui, che nella vita non si sa mai.

Dice che non era mica per lui. Dice che quando la buca era stata pronta i carabinieri avevano aperto un varco nel telone. Dice che in piazza era entrato un macchinone lungo e nero. Dice che andava a passo d’uomo. Dice che di fianco al macchinone camminava una donna. Dice che era bionda e aveva addosso una pelliccia scura che pareva mamma orsa.

Filippo si era strofinato per bene gli occhi poi aveva allargato il foro nello scatolone per vedere meglio, avesse avuto tutte e due le mani se le sarebbe attaccate entrambe ai coglioni, in ogni modo si è dovuto accontentare della sinistra.

Dice che dal carro funebre sono scesi in due, uno era un prete. Dice che sono venuti anche quattro carabinieri per aiutarli ad aprire il portellone dietro. Dice che ci avranno messo cinque minuti a tirare fuori la cassa da morto e a calarla dentro la buca. Dice che il prete l’ha benedetta e che la donna impellicciata ha preso un fazzoletto dalla borsetta. Dice che si è asciugata delle lacrime.

Filippo aveva chiuso gli occhi per non vedere e si doveva essere appisolato perché quando aveva guardato di nuovo fuori era già giorno e non c’era più nessuno, non si vedevano neanche i segni della buca.

Dice che avevano fatto proprio un lavoro di fino. Dice che quello che hanno seppellito lì sotto alla piazza doveva essere uno che contava. Dice che però adesso conta meno di niente, che non c’ha neppure il nome sulla lapide.

 

IL MATRIMONIO DELLA PAOLA

Dice che per il suo matrimonio la Paola aveva fatto addobbare i gradini che salivano al sagrato della basilica con mille mazzetti di fiori di campo.

Uno lo rubò il lattaio che passava di lì in bicicletta, un altro una che correva a prendere l’autobus. Un terzo, che lo voleva fregare Caterina, rimase lì perché il vigile gli proibì di entrare in piazza con la Vespa.

Dice che per il suo matrimonio la Paola aveva istruito un coro di cento canterini tutti vestiti di bianco.

Uno gli venne subito la faringite, un altro dimenticò le parole. Un terzo, che era quello con la voce più bella, si fidanzò il giorno prima e se ne andò per conto suo.

Dice che per il suo matrimonio la Paola aveva fatto venire i sindaci delle dieci città più vicine.

Uno mandò il suo vice, un altro sbagliò strada. Un terzo, che sarebbe di sicuro venuto, la notte prima gli pigliò un coccolone che lo spedì dritto all’ospedale.

Dice che per il suo matrimonio la Paola aveva ottenuto che a celebrarlo fosse il Signore in persona.

Il padre aveva da fare, il figlio era lui che gliene dava. Lo spirito santo, che gli sarebbe anche piaciuta un po’ di ricreazione, era troppo indaffarato a non perdere di vista i due.

Dice che il giorno fissato la Paola al suo matrimonio neanche ci andò.

 

ARRIVANO I BEATLES

Dice che un pomeriggio, saranno state le cinque, in piazza erano arrivati i Beatles.

Dice che si erano messi proprio al centro.

Dice che due manovali avevano piazzato delle transenne. Dice che erano gialle.

Dice che qualcuno aveva portato gli strumenti e gli amplificatori.

Dice che loro avevano cominciato a suonare, e cantare.

Dice che c’era Paul McCartney.

Dice che c’era George Harrison.

Dice che c’era Ringo Starr.

Dice che John Lennon invece non c’era, perché era già morto.

Perché non c’è John Lennon?, dice che aveva chiesto uno dei primi curiosi che erano andati a vedere.

Perché è morto, cretino, dice che aveva risposto un altro.

 

LA VESPA DI CATERINA

Dice che Caterina era una tosta.

Dice che si era messa in testa di entrare in piazza con la sua Vespa.

Dice che c’aveva già provato un mucchio di volte.

Dice che i vigili la cacciavano sempre via, che mica si poteva entrare in piazza con la Vespa.

Dice che era proibito, che in piazza ci si entrava solo a piedi, che solo il sindaco ci poteva arrivare in macchina. E anche il presidente, quella volta che c’è venuto.

Dice però che Caterina era più tosta dei vigili.

Dice che quel giorno c’è entrata davvero in piazza con la sua Vespa.

Dice che lei veniva da una parte, la Vespa dall’altra. Dice che andavano così forte che nessuno dei due pareva toccasse terra.

Dice che quando si sono incontrati al centro della piazza, Caterina è balzata in sella alla Vespa e ha cominciato a farle fare dei giri in tondo.

Dice che i vigili le correvano dietro ma che dopo un po’ erano tutti fermi con le mani che si comprimevano la pancia per il fiatone.

Dice che allora Caterina ha cominciato a fare delle riprese, delle giravolte, delle gimkane e delle pieghe che pareva voler passare sopra ogni centimetro di selciato.

Dice che aveva la faccia bella, che era contenta e che cantava una canzone che parlava di una domenica.

Dice che era già passata la mezzanotte quando è salita con i piedi sul sellino. Dice che ha fatto tutto un girò così, poi ha cominciato a muovere le braccia. Dice che parevano delle ali.

Dice che quando è volata via c’avevano tutti le lacrime agli occhi e le mani che battevano forte.

Dice che dopo i vigili sono scappati tutti.