Eros Drusiani

L’ACERO SPIRITOSO

una favola

C’era una volta in un bosco che ora è un grande parcheggio di un supermercato un acero dal fusto alto e dalle belle foglie verdi e palmate. Ai suoi piedi gironzolavano, quando non dormivano, tassi e ghiri. Gli scoiattoli, squittendo, trascorrevano le loro giornate rincorrendosi sul tronco mentre fra i suoi rami si posavano ogni giorno decine e decine di uccelli. Insomma, quell’acero era l’albero più frequentato di tutta la foresta. Infatti non solo era bello, grande e fresco ma oltremodo gentile e spiritoso: aveva una facezia, una bizzarria, una parola buona per tutti. Ma se per gli abitanti del bosco l’acero era davvero un tipo speciale per gli uomini, in particolare per un giovane che passava spesso di lì. Era solo un alberaccio che scherzava un po’ troppo. Quel ragazzo infatti si vantava di essere una persona molto seria e detestava chi perdeva il proprio tempo a ridere. L’acero invece aveva sempre il sorriso sulla corteccia e la battuta pronta.

Un giorno quel cupo giovane portò la sua fidanzata proprio sotto le fronde di quell’albero spiritoso e cominciò a dire:

"Io mi farei in quattro per te…"

"Ma dopo sareste un po’ piccolini" lo interruppe l’albero. Tutti gi animali intorno risero, ognuno alla propria maniera, mentre il ragazzo lo minacciava:

"Stai zitto brutto loppone o farai una brutta fine!". Poi continuando ad amoreggiare sussurrò:

"Ti sogno ogni notte, cara…"

E la pianta impenitente:

"Sì, ma russando".

Il giovane, a denti stretti, maledisse tutti gli alberi del mondo poi, sempre più scuro in volto, carezzando le mani della fanciulla continuò:

"Mio cioccolatino, mio zuccherino, mio miele…"

"Attento al diabete!" scappò detto all’acero.

Ora, insieme agli animali, rideva anche la sua fidanzata. Il giovane era proprio fuori di sé. Pestando i piedi e con le mani strette a pugno minacciò:

"Io ti abbatterò… Ti segherò, ti spezzerò…"

"Stai ripassando il futuro?" domandò serio l’acero.

Il giovane allora prese sottobraccio la ragazza, che a onor del vero avrebbe voluto rimanere ancora un po’ perché si stava divertendo, e inviperito se ne andò giurando all’acero spiritoso che si sarebbe vendicato. Appena i due se ne furono andati la vita nel bosco riprese regolarmente.

Ma verso sera, proprio mentre i merli e i tordi cantavano l’addio al sole sui rami più alti dell’acero, giunse trafelato uno scoiattolo che con quanto fiato aveva in gola urlò:

"Aiuto… Stanno arrivando degli uomini… armati di asce!"

Tutti gli animali zittirono. L’acero per la prima volta nella sua vita si preoccupò. E ne aveva motivo. Dopo pochi minuti infatti quattro robusti uomini, capeggiati dal vendicativo giovane, cominciarono a colpirlo con le scuri.

"Ora me la rido io!" sghignazzava il ragazzo che più forte di tutti affondava la sua ascia nel bianco legno.

"Ti è passata la voglia di fare lo spiritoso?" disse ridendo sguaiatamente quando, dopo alcuni lancinanti scricchiolii, l’albero si schiantò a terra con un tonfo sordo.

Tutti gli animali, muti e impotenti, guardavano piangendo il loro più caro amico morire. Ma il giovane, non pago, continuava a infierire spezzando rami e strappando foglie, schernendolo:

"Brutta piantaccia, dov’è finito il tuo spirito? Non parli più? Come ti senti ora?"

E l’acero, prima di spirare, con la forza dell’ultima linfa che scorreva nelle sue vene rispose:

"L’acero… contuso!"

Da allora nulla fu più uguale nel bosco. Altri uomini, altrettanto seri, vennero dopo quel giovane e segarono tutti gli alberi che c’erano. A poco a poco tutti gli animali furono costretti ad andarsene e oggi, là dove si respirava un’aria pulita e profumata, ci si intossica con gli scarichi delle automobili.

Qualche uccellino però, nonostante tutto, vola ancora da quelle parti e quando vede sotto di sé quel vorticante brulicare di uomini e scatolette di ferro e plastica pensa con tristezza al povero acero spiritoso, alla vita serena di un tempo e piange. Ma sotto è troppo forte il rombo dei motori, troppo acuto il suono dei clacson, troppo intenso il ticchettio degli orologi. E nessuno se ne accorge.