GAETANO BAGALÀ
LE LEGGI DELLA TAROCCHERIA (universale!)
Sarà capitato a molti, frequentando qualche mercatino fuori mano, di notare che esistono banchetti di ambulanti specializzati in prodotti a prezzo fisso o quasi, che sono commercializzati praticamente sottocosto. Si tratta infatti di prodotti "fallati", ovvero che hanno qualche imperfezione, oppure, se capi di indumento, fuoritaglia, o anche fuorimoda - comunque fuoriqualcosa - o per altro improponibili in un negozio del centro città. Conoscendo ciò che si cerca, si può fare anche un buon affare, purchè il difetto sia tollerabile rispetto ai propri gusti e alle proprie esigenze.
In linguaggio comune si usa l'aggettivo "taroccato" per indicare questo tipo di difettività. In sintesi, la qualità mimetizzata fra la quantità.
Per analogia mi viene spesso da pensare, e l'osservazione pluriquotidiana me lo conferma, che le persone "single", uomini celibi sopra gli "enta", signorine verso gli "anta"- si badi bene, non trattasi di persone occasionalmente in crisi dopo rapporti durevoli, ma quegli eterni signorini e signorinelle, che dicono di non aver ancora trovato l'anima gemella, l'uomo giusto, la compagna giusta - facciano similmente parte di un'umanità per qualche verso taroccata, che ha qualche difettuccio che non vuol vedere in sé, ma che similmente pretende di non trovare negli altri.
Me lo fece notare un caro amico, quando mi disse che le signorine sole e potenzialmente disponibili (di nome, ma non di fatto!) facenti vita sociale attiva, gran frequentatrici di feste, gite, camminate, balli di debuttanti al circolo ufficiali di presidio e chi più ne ha ne metta, erano sempre le stesse, come i proverbiali Cannoni di Mussolini. Personalmente avevo notato che anche la corrispondente popolazione maschile era sempre quella, solo con capigliature sempre più grigie, o addirittura nere corvine, che poi fa lo stesso, o tendenti alla calvizie irrecuperabile.
Ovvio il trattarsi di persone che in realtà temono un legame troppo stretto con gli altri, e allora meglio un non-legame, oppure impegnarsi spesso e volentieri in approcci tipo grandi manovre navali (esibizioni al largo, a portata di radar, o quantomeno di binocolo marino) con soggetti dell'altro sesso, salvo poi scoprire che l'altro non è il principe azzurro da tanto tempo bramato, o la fata dai capelli turchini.
Una sorta di illuminazione la ebbi frequentando anni fa una festa organizzata dalla sezione cittadina del WWF, dedicata appunto agli esseri in via di estinzione (in questo caso a coloro che non accoppiandosi e non copulando, sono per l'appunto sulla china dell'estinzione individuale e cromosomica!). Grande sala, con orchestrina che suonava canzoni anni '60. Poichè ci si conosceva in molti, si cominciarono a formare capannelli di gente per scambiare due battute, e alcune coppie, poche per la verità, incominciarono a ballare al ricordo di vecchi successi musicali. Molti, soprattutto donne, sedevano sulle sedie disposte contro le pareti della sala, come nelle feste da liceali di tanti anni fa. Ad un certo punto il cantante del complessino, fra un pezzo e l'altro, disse che essendo quello il giorno degli innamorati, S.Valentino, avrebbe dedicato il brano seguente a tutti gli innamorati presenti in sala.
Immediatamente il centro sala si svuotò, fu uno sfollamento generale, sia da parte di chi ballava che di chi parlottava. Tutti seduti da parte, con l'aria di stare facendo altro. Il povero cantante sbigottito ribadì il concetto, ma non venne più preso in considerazione. Tutti avevano semplicemente lasciato il posto agli innamorati veri
Mi venne da pensare come in Italia sia ben rara tale onestà morale, quasi nessuno rifiuta un privilegio (se tale lo considera, è ovvio) a favore di qualcun altro che consideri più meritevole o bisognoso ! Insomma, avevo scoperto la famosa LEGGE DELLA TAROCCHERIA UNIVERSALE, che così recita:
Colui il quale, avendo superato la terza decade di vita, non è ancora arrivato ad un rapporto affettivo stabile, nel senso di durevole al di sopra di mesi sei (escluse sospensioni per motivi di forza maggiore, tipo servizio militare, detenzione, permanenza del partner all'estero, premorienza del partner stesso, ecc..), è da considerarsi al pari di merce taroccata nel grande mercato (qualcuno direbbe gioco) degli accoppiamenti".
Ciò non esclude ovviamente la possibilità del formarsi di coppie, tanto meno di accoppiamenti (rari!) in senso carnale, ma senz'ombra di dubbio indica l'indisponibilità del soggetto in questione ad un serio legame di coppia.
Lasciamo la spiegazione profonda del fenomeno a specialisti senz'altro più ferrati (psicoanalisti, sessuologi, rabdomanti...) ed accontentiamoci di constatare come tali persone siano carenti di un particolare ingrediente, quello che un politico di moda anni fa chiamava volontà politica. Sarebbe insomma insita nella volontà interiore, ma non ben conscia, questa predestinazione alla vita solitaria. Se ciò fosse a livello di consapevolezza, allora avremmo a che fare con eremiti, suore di clausura, vocazioni inequivocabili al celibato: al contrario, è tutto un fiorire di occasioni (sempre perdute!) per feste, incontri, gite, decennali di diploma, ecc...
La taroccheria è quindi inequivocabilmente una dimensione interiore, una vocazione dello spirito, anche se i suoi segni esteriori ci sono, e inequivocabili: crani pelati, magari corrotti da tentativi di codini alla fiorin fiorello, riporti precari quanto improbabili, tinte di capelli nero-corvine, pancette che tendono i bottoni dei jeans, e per le donne mascheroni facciali atti a celare rughe che se non così bistrattate sarebbero oneste e anche fascinose, e inoltre denti spudoratamente finti da assumere tinte iridescenti quando le signorine si lasciano andare ad uno slego in tavernetta con annesse luci violetto-psichedeliche. Non si omettano quelle caratteristiche non legate direttamente ai segni del decadimento del carbonio-14, ma aggiunte come optional ad aggravare la situazione: parrucchini, colpi di luce, calze nere su coscie inflaccidite, cravatte ben presto sporcate di maionese al buffet su pance ridondanti, e poi chi più ne ha più ne metta: comedoni a vista, spaventose alitosi, afrori femminili aggravati da un'associazione (a delinquere!) con ben note marche di profumo, petti femminili gonfiati da reggiseni strizzatette, magari rinforzati da leggendarie stecche di balena, alla faccia dell'ecologismo di moda, collant che fraudolescamente promettono sederi brasiliani, ecc...
Niente di male in tutto questo, in fondo è ciò che di umano si trova nella gente che la mattina fa la spesa al mercato, o la coda in banca. La cosa preoccupante è che questi si sono preparati per la/le loro performance.
Proverbiale è diventata una signorina amica mia, ammalata di presenzialismo a varie feste e ritrovi, che ormai catalogati gli uomini liberi (da vincolo matrimoniale o affettivo) dai diciassette ai quarantacinque anni, ma mai soddisfatta, tampina tuttora conoscenti per farsi dare uno strappo a feste fuori città, passando dall'una all'altra fino a tre diverse per sera, nella vana speranza nell'idillio a prima vista, il classico coup de foudre, praticando una transumanza perenne. Temo però che ormai le sue pene di cuore siano refrattarie ad ogni cura.
Tanti altri casi nelle loro varie sfumature sarebbero degni di menzione aneddotica, comunque troppo frequenti per costituire una novità degna di nota. In base alle mie personali, e purtroppo empiriche osservazioni, temo che la taroccheria, intesa come dimensione interiore, sia incurabile una volta instauratasi. Però, ciò consoli i disgraziati, non è malattia letale, e con essa si può imparare a convivere: infatti ben presto ad esempio si comincia ad evitare ogni manifestazioni di riacutizzazione, tipo il desiderio di nuove conoscenze, di festini in cantine o tavernette, gite in torpedone promiscue con vedovi e vedove della terza età in cerca della "seconda chanche", e potrà essere vissuta una onorabile condizione da signorini, consci finalmente delle proprie volizioni, dei propri desideri e soprattutto delle proprie idiosincrasie.
Vorrei poi far notare come le persone si suddividano, per osservazione personale, in felidi e canidi. Felidi sono coloro i quali per analogia coi felini prediligono la conservazione di un loro territorio, inteso come spazio relazionale, con un corrispettivo abitativo in quelle linde casette in cui non mancano le marcature (ovvio non fanno pipì sulla soglia di casa, ma lasciano in vista dei topoi significativi, vedi per le donne il letto matrimoniale rigorosamente della nonna, con una bambola fine '800 seduta sopra, e per gli uomini mega-collezioni di dischi in vinile o video-cassette di film in B/N, quelle porno ben nascoste al sicuro), ove la fanno da padroni, e che non è precluso ad altre persone, ma sia ben chiaro che in questo caso i rapporti devono essere paritetici ed improntati al reciproco rispetto (e soprattutto diffidenza!). Avvertimento: se capiterete in casa di un felide, attenzione a non scompigliargli l'ordine dei CD, oppure che in bagno facendo pipì non cada una goccia di fuori: sarebbe esiziale alla prosecuzione del rapporto. Come avviene in natura per i felini, le persone con queste caratteristiche possono anche nelle stagioni degli accoppiamenti derogare dai propri limiti territoriali, per incontrare l'altro, ma poi tutti a casa. Ricordo aneddotico, amica di un'amica, sulla trentottina d'anni, di professione psichiatra, ci accolse in casa propria, dove per farci sedere fu costretta a spostare da sedie e divani pupazzi di stoffa e lana, a grandezza naturale, che diceva di aver costruito di persona perché così si sentiva meno sola. Fra l'altro chiacchierando disse di aver già concluso l'analisi, e che era molto contenta dei risultati (ma prima com'era?).
I canidi invece sono caratterizzati dal desiderio di imbrancarsi, per cui li ritroviamo in genere in un periodo intervallare fra un matrimonio ed una convivenza, e per quanto siano talvolta equivocamente oggetto delle erronee intenzioni di un felide, l'errore fatale non tarda a chiarirsi (di solito quando si arriva al capitolo desiderio di maternità o di paternità). In ogni caso il canide mostra di non tenere in dovuto rispetto il territorio del felide, sia inteso come casa, ma anche come terrirorio interiore, e si fa esasperante nel chiedere certezze per gli incontri successivi
I cagnoni li ritroviamo sbavanti, con la lingua di fuori, attenti a non uscire dall'etichetta che impone la gerarchia del branco. Se la loro cagnetta un giorno li dovesse sgridare o minacciare di abbandono, si metteranno ad ululare alla luna, o guaire davanti alla sua porta.
Le signore canidi invece le ritroviamo di regola a spasso con la prole, affannate nel portarli all'asilo o a scuola, e nell'attesa dei loro bimbini fuori da scuola, con auto regolarmente in doppia o tripla fila. In genere si vantano dei loro cucciolotti, dei progressi a scuola, della maestra stronza che non sa valorizzare la loro vivacità, ecc...
Corollario del corollario: i felidi amano adottare micini, quelli veri, che poi rappresentano l'ego interiore, più vulnerabile, di loro stessi. I canidi non necessariamente cani, talvolta anche pesci, cimici, pidocchi o cavalli, se hanno casa in campagna.
Caratteristiche distintive se ne potrebbero trovare ancora a bizzeffe. Ad esempio nel rapporto con la Natura: fra i canidi di una certa età troviamo inveterati cacciatori, pronti a svegliarsi all'alba, armati di schioppo, per sparare a qualche fagiano, mentre tra i felidi troviamo al massimo cacciatori di fica spesso, purtroppo per loro, col carniere vuoto E ancora: il canide, in quanto animale da branco è tifoso (raramente lo è il felide), per una squadra di calcio, per una casa automobilistica, e in caso di vittorie importanti non esita a sfilare coi suoi consimili, in caroselli automobilistici per le vie di città e paesi, sventolando bandiere e suonando clacson. Altrettanto fervore gli manca però in momenti socialmente più importanti, ad esempio alle varie scadenze fiscali: il pagamento di tasse e tributi non è sentito con altrettanto fervore
(continua?)