ALESSANDRO MELONI
CAMMINO LUNGO UNA STRADA GIÀ VISITATA
Cammino lungo una strada già visitata.
E ti sento vicino.
Mi volto. Ti vedo.
Dove sei finita mi domando. Torni ad affiancarmi proprio adesso che avevo dimenticato. Adesso che avevo sedimentato la nostra storia. Adesso che me ne ero fatto una ragione.
Così ritorni. Ti avvicini silenziosa e leggera come sempre. E in un attimo dimentico tutto e penso che tutto in qualche modo può essere ancora costruito. Mi accorgo che questi pensieri si affollano nella mia mente, mentre il mio sguardo si allontana da te. La mia attenzione si sofferma su foglie dautunno che vengono trasportate da un vento troppo freddo per la stagione, ma deciso nel modo in cui allontana cose e persone dal percorso della mia vita.
Mi volto. Ti vedo.
Guardo i tuoi capelli di un colore indefinibile che adesso sono lunghi e mossi dal vento. Così lunghi che accarezzano le tue spalle nude. E mi domando se tu non hai freddo. Ma non te lo chiedo e nemmeno faccio un gesto per accoglierti tra le mie braccia. Penso a quando il tuo volto era appoggiato sul mio petto e i tuoi capelli erano tuttuno con la mia pelle. Ma allora i tuoi capelli erano più corti. E io li accarezzavo.
Mi sono distratto ancora. Guardavo i nostri piedi che si alternano in passi sincronizzati lasciando non so quanta strada alle spalle. Tutta quella strada che abbiamo percorso e non faremo mai più.
Mi volto. Ti vedo.
Guardo i tuoi occhi che sono sempre stati lo specchio dei tuoi pensieri. Cerco di penetrarli. Ma non ci riesco bene come vorrei. Forse è passato troppo tempo. Forse sei cambiata oppure sono cambiato io. Ma ci saranno spazi che accoglieranno i nostri desideri, tempi che dilateranno i nostri sensi e, se vorrai, potremo recuperare danze perdute.
Chiudo gli occhi.
Li stringo fino a che non mi fanno male.
Li riapro.
Tu sei ancora al mio fianco.
Guardo i tuoi zigomi ricamati da qualche lentiggine. Ricordo che destate erano più evidenti. Così come evidente era il tuo naso sempre rosso e dolorante.
Mi volto.
Vedo solo nebbia che ci avvolge cambiando lo scorrere del tempo. Modifica spazi che si dilatano e si restringono con un ritmo che sfugge alla mia interpretazione. E tutto mi sembra un sogno.
Ti vedo.
Guardo la tua bocca. Il disegno delle tue labbra. Le guardo con unintensità mai provata. E avrei voglia di seguirne i contorni con un dito cercando di riconoscere il tuo calore e la tua morbidezza.
Ma non lo faccio perché ho paura che tu svanisca, così come hai fatto lultima volta.
Ricordo il dolore che ho provato e tutte quelle cose che ho pensato e che ho tentato di fare. Ma ora sei tornata. Sei qui anche se non so per quanto altro tempo ancora. Forse sei unombra che questa nebbia ha disegnato o forse un gioco perverso del destino. Oppure sei il riflesso dei miei pensieri.
Ma tutto questo non importa, perché mi hai accompagnato a ritrovarti e conoscere la casa che ti ospita.
Mi volto. Vedo che tallontani.
Ed io non ce la faccio a fermarti. Vedo la forma del tuo corpo che diventa sempre meno definito entrando nella nebbia fino a scomparire. A scomparire dai miei occhi e dalla mia vita. Unaltra volta.
Mi volto. Vedo la tua fotografia.
Avevi ancora i capelli corti. E il sorriso regnava sul tuo volto. E le tue labbra evidenti nel rossetto del dopo cena. E le tue lentiggini evidenti e il tuo naso rosso. E gli occhi che mi fissano e mi fanno capire che ora so dove sei
e che spetta a me raggiungerti.