Tutte le donne del viaggiatore

di Gregorio Scalise

ultima stesura primo dello spettacolo

16-19 febbraio 2000

ITC TEATRO DI SAN LAZZARO

regia di Salvatore Cardone

 

Personaggi:

Michele

Else

 

Scena:

Michele, di ritorno in Italia, è sul treno Colonia-Milano, solo.

Else, di partenza per l’Italia, è a casa sua, sola. Poi in taxi, poi nella stazione della sua città in Germania, dove fa tappa il treno su cui viaggia Michele.

I tempi delle due azioni sono simultanei.

MICHELE Lasciare Colonia. Adoro le colazioni nordiche al mattino. Non hanno limiti. Dolce, salato, carne, uova, caffè a volontà. Pane fresco, uova sbattute, uova in camicia, uova-paprika di Colonia.

 

ELSE Un viaggio in Italia. A noi tedeschi piace. Paese dei limoni. L’ottocento era così, romantico. Dovevo andarci questa estate, poi ho dovuto rimandare. Era estate. Lavoro. Franz doveva scegliere proprio questa estate per.

 

MICHELE Ma come si fa ad essere così distratti e portarsi dietro il vocabolarietto di francese e dimenticare a casa quello di tedesco. La verità èche quello francese ce l’ ho e ogni tanto lo guardo…

 

ELSE La casa è in ordine. Le valigie sono pronte. Il biglietto c’è, mi devo solo vestire. Strano sogno l’altra notte. Non riuscivo a salire sul treno.

 

MICHELE Vienna. Non dimenticherò mai la cabina telefonica vicino all’Università. Poi c’era il sottopassaggio. E mentre mi chiedevo se dovevo chiudermi in cabina (avevo visto una ragazza) chiudermi in cabina per telefonare a chi? In tedesco poi. Una vecchietta mi chiese in perfetto francese se potevo accompagnarla mentre attraversava la strada. Sicuramente aveva visto Francesco Giuseppe. Ricordo che di fronte c’era una chiesa.

 

ELSE Mezz’ora per arrivare in stazione, anche meno. Prenderò un taxi, lasciare la macchina incustodita per oltre quindici giorni non va bene.

 

MICHELE E c’era anche una chiesa, quando ebbi un’illuminazione, non ricordo più su che cosa. Giuro che la ebbi. E poi? Le illuminazioni. Col tempo diventano… che ne so, diventano ricordi di ricordi.

 

Mi fossi messo con quella vecchia. Quante, ma quante storie mi sarei risparmiato… adoro le ragazze. Ma quando si arriverà? Intanto il biglietto col cavolo che era stato pagato. Non si preoccupi, è tutto prepagato.

 

ELSE Toh, il nobel a Gunter Grass. Ma questo non è un articolo elogiativo, è quasi un attacco. Povero Gunter. Quanti anni avrà adesso? L’ ho conosciuto a un party, il locale si chiamava "Il tamburo di latta", mi accompagnava Sebastian, bellissimo. Peccato che fosse omosessuale. Mi ha telefonato proprio l’altro giorno. Se volevo andare a Colonia. Una fiera dell’ erotismo italiano tedesco, scusa Sebastian ma a me cosa interessa? Non ho curiosità per l’erotismo? Certo, ce l’ ho. Ma una fiera intera… Non c’è solo erotismo ma anche cultura?

 

MICHELE Lo vedi quel piccolino davanti? Perché dico lo vedi? Lo vedi che sono mezzo rincretinito, colpa del prepagato, che nervi, quelle peste. Quindi lo dico a me stesso: praticamente una forma di burocrazia; l’es dice al super ego di guardare quel piccolino davanti…

 

ELSE Pronto. Ah, Sebastian, si sono Else, sei già ritornato? Carino a richiamarmi, sto partendo per l’Italia, no, un viaggio sentimentale, no; solo le mie ferie che non ho potuto fare; quando? Questa estate, sì questa estate ci siamo persi di vista, è solo con l’erotismo italiano tedesco che ci siamo risentiti; piuttosto com’era? Interessante, non ne dubitavo. A Firenze, mangerò da "Acqua al due", una trattoria giovanile, ci sono solo ragazzi e ragazze, tutti quanti giovani, non come me, qualche anno in più si capisce, tu, piuttosto, Sebastian sei giovane, oltre che bello, devo avertelo già detto.

 

MICHELE Quale dialetto meridionale dice: vaio a sèntere? Sèntere al posto di sentire; se sposto l’accento ho sentère. Invece è "sèntere". Se per esempio morissero tutti gli scrittori commerciali, sarebbe una brutta cosa? Un virus entra nei computer degli scrittori commerciali e li uccide. Non si augura il male a nessuno. Che bellezza la fine di questi copywriter della letteratura. Diciamo ergastolo. Anche quella faccenda della sedia elettrica, inventata in agosto, roba da barbari. In un’isola. Per un paio d’anni. Ci vuole un’isola spaziosa. Pianosa. Linosa. Formosa. Se ne stanno lì, prendono il sole, divieto assoluto di mandare fax, cellulare, computer, e-mail, niente. Belli seduti, magari legati alle sedie a sdraio. Scottati dal sole come bistecche al sangue. Tre giorni a Colonia. Faceva anche freddo. Il fiume era in piena, ma non brutto. Suggestivo quel barcone, quasi fermo. Se si fanno monologhi interiori. Signorina Else, perché non mi manda un e-mail, magari la salvo in extremis? Lei se ne sta lì con i suoi guai e io la salvo.

 

ELSE Sebastian, devo salutarti adesso. Ci sentiamo quando torno, se vuoi ti faccio uno squillo dall’Italia. Ci sono dei pensieri in cui arrivano strani pensieri. Io vivo sola e non ho paura di star sola, eppure devo ammettere che a volte mi sembra di avvertire quasi fisicamente un movimento di pensieri… non so, non pensieri miei. Pensieri altrui. Come se qualcuno ti pensasse e nello stesso tempo… sì, pensasse a te e ancora non sa chi sei, non sa chi sei, eppure ti pensa. E ti pensa proprio perché non sa chi sei. Bisogna che controlli se ho portato con me il necessario. Magari potrei togliere qualcosa; poi però una ha sempre bisogno di qualcosa. Mi hanno dato il 57.

 

MICHELE E’ venuto fuori un bel sole, anche il paesaggio migliora. Curioso però, il capo. Sente che a Colonia c’è un festival dell’erotismo italiano tedesco, vai, vai a vedere, forse salta qualcosa di buono per noi. Noi chi? L’erotismo tedesco è duro e freddo. Tutta quella gente con i vestiti di cuoio e fruste mi ha impressionato. Quello italiano non era il massimo, sembrava fosse intimidito. Non è che non mi piacciano le donne, figurarsi, è che da un po’ di tempo un pensiero come dire mi raffredda. Prendiamo lo Chez Nous, in Kärtnedurstrasse… Dallo Chez Nous non uscivi scontento, certo ero più giovane, magarimi accontentavo. Le ragazze non erano perfette. Insomma erano in carne. Però avevano un tratto umano, simpatico. Adesso queste ragazze tv sempre seminude anche quando non c’entra niente. Io non accuso proprio niente. Anzi, se ci penso, voglio fare la pace con gli scrittori commerciali. Magari li porto tutti allo Chez nous; e poi li faccio sbranare dai cani. E qui c’è un 57 prenotato. Chi sarà?

 

ELSE Oh, Franz. No, non me l’aspettavo e non ci pensavo neanche più. Possiamo restare amici, se lo vuoi tu posso volerlo anch’io; se preferisco non sentirti per un po’? preferisco, ma ormai hai telefonato e il silenzio si è rotto. Eh, no, proprio lacerato; ormai siamo nella dimensione della parola, non puoi negare che stiamo comunicando anche se comunicare secondo me fa male. Fa dire cose che non si direbbero, costringe ad uno sforzo di… come dire, riempire un ruolo, un’attesa, un essere lì dove tu pensi che io sia, e magari sono altrove e mi tocca fare marcia indietro e trovarmi dove tu pensi che possa essere, difatti è lì che tu rivolgi la tua parola; per capirla io devo correre, abbassarmi, come dici, di non abbassarmi troppo altrimenti mi si vedono le mutande e a te ti viene…? Senti io non so perché ci siamo lasciati e non ci voglio pensare, Franz, so solo che ci siamo lasciati ed è una condizione che desidero rispettare. Fino in fondo.

 

MICHELE Sul limite, sul bordo, sul cipresso; e con che core io rispondea, che core. Teniamoci così, mademoiselle Elsà, non si secca se la traspongo in francese. Vendo piastrelle, vini pregiati, gatti di stoffa, anime tremule, gemiti in soffitta, cassapanche con cartoline, vecchi telegrammi e allori finti. Ma quanto tempo impiegai ad attraversare la strada con quella dolce vecchina? Meno di un minuto. Lei mi prese sottobraccio. Senta, avrei dovuto dirle, sono qui per studiare il tedesco all’università estiva. Le dispiace se l’accompagno a casa e lì mi fermo, diciamo per otto nove anni? Così, giusto per prova. Lei mi racconta le cose di Francesco Giuseppe, e io le parlo del ’68; lei mi racconta dei valzer, del Danubio e della vostra strana antipatia per gli ebrei, e io delle nostre anzi mie strane antipatie per quasi tutto ciò che si muove sulla crosta terrestre e anche per ciò che sta fermo.

 

ELSE Senti, Franz, hai detto che per una come me faresti questo ed altro. Fai l’altro e lasciami in pace. Non voglio e non sono scortese sono soltanto decisa. . Certo, quando una donna decide de- cide, cioè taglia. Ciao Franz, non farai fatica a sostituirmi, uno come te trova, oh se trova, ed io da trovata sto bene così come sono adesso, cioè separata. Ciao caro e tanti auguri. Uffa. Se è difficile districarsi da uno come questo. Strano, non richiama. Ah, eccolo. Oh, ciao William. No, non sono occupata, in questo momento, ma fra qualche minuto sì, sto prendendo un treno, Italia… mi hai scritto una lettera? E perché? No, non è arrivato niente. Ma tu scusa perché non mi hai inviato un… ah, non sapevi se avevo l’e mail, e mi puoi dire che cosa c’è scritto? No, preferisci che la legga. La leggerò al ritorno ormai. Non sono scesa a vedere se c’è posta, è vero, come lo sai? Cosa, sei venuto a vedere se avevo ritirato la lettera dalla cassetta? Ma chi ti aperto? Ti sei infilato dietro uno. Una bella pazienza, hai aspettato molto? Insomma non mi vuoi anticipare niente. Ci siamo conosciuti quando? Sai che non me lo ricordo. Due settimane fa. Tu conosci Franz? No. No. Non stiamo più assieme se è questo che vuoi sapere. Lo sapevi prima di scrivermi la lettera? Ah, sì? Romantico. Qui, hai ragione; sono una vecchia romantica. Non lavoro più per la Kopf. Senti, William, non è che nella tua lettera c’era un gruppetto di poesie, magari un libriccino? Per tua informazione la Kopf non pubblica poesie. Va bene, scendo a vedere. Ciao caro, a presto.

 

MICHELE Io posso salvarti Else, gnomo arrampicato sulle spalle degli scrittori precedenti, io posso salvarti. Dammi retta, non aprire quella lettera. Tu non sai niente del denaro "pupillare". Suppongo che tuo padre abbia speso il denaro della pupilla, cioè il denaro che gli era stato affidato. Però non trovo antipatico il vecchio von Dorsday. Le dà i trentamila gulden che servono per pagare il dottor Fiala che ha un nome alla Pirandello, e chiede ad Else di poterla ammirare nuda per un quarto d’ora o alla camera 65, camera 65, io ho il 56, chissà chi ha prenotato il 57, o in una radura di un bosco, tanto la notte sul monte Cimone non è fredda. Mi sentirei proprio di prendere le parti del vecchio. Dai, Else, tante storie, io non sono von Dorsday, inoltre non ho i trentamila gulden.

 

ELSE Che strana lettera. Si vede che è giovane. Tenerezza? Non so. Sospetto, piuttosto. Si è svelato, pensava che lavorassi ancora alla Kopf-Verlag e forse voleva essere aiutato per pubblicare qualcosa. Io i giovani li aiuto volentieri ma sempre qualche fregatura salta fuori. Nascono commerciali, questo è il punto. Pronto? Franz, di nuovo tu? No, non me l’aspettavo, non ci pensavo, e non ci speravo. Soprattutto non ci speravo… che mi lasciassi in pace. Dimmi cosa vuoi e non impiegarci molto. Va bene. Sì, il treno, lo devo prendere. Dopo vedremo. Non credo. Non ci posso credere. Hai perso al gioco? Perché, tu, scusa, Franz, giochi? E quando avresti perso questi settemila? Ma se stavi con me tutte le sere in quel periodo. Certo, se ti annoiavi tu figurato io. E dopo andavi a giocare? Un colpo di vita così, Franz, non me lo aspettavo da te. Settemila marchi. Un tris contro una scala; ma sei proprio un coglione, Franz, la gente non bluffa, bluffa dicendo di bluffare, cioè… hai capito? E tu ci sei cascato. Sì, ridi, ridi, aria combattiva. Intanto non ti posso dare neanche mille marchi, mica posso chiedere l’elemosina a Firenze. Poi direi che devi assolutamente farti dare una proroga, farti prestare altri soldi, fai un mutuo, vedi alla banca, e ritorna a giocare. Giocati tutto Franz, con decisione. Se perdi, se perdi tutto, saprai con esattezza che non sei un vero giocatore ma un coglione, cosa che sospetto di te, Franz. Ma non ti preoccupare delle mie opinioni, è chiaro che non sono oggettiva, sono prevenuta, gioca Franz, non perdere altro tempo. Giocati tutto.

 

MICHELE Lei è stata troppo severa con suo padre. Uno che si gioca al baccarat il denaro pupillare è un simpaticone. Avevo un nonno così, signorina Else. Peccato che non vi siate incontrati. Assomigliava a suo padre, però, si giocava tutto, persino l’eredità che mi sarebbe spettata. Else: lei nel 1923, all’uscita del romanzo, aveva, nel romanzo, 19 anni. Da allora sono trascorsi 76 anni, giusto? 76 più 19 fa 95. Lei ha quasi un secolo. Sa che fa un po’ impressione? Chissà se c’è una carrozza ristorante avrei bisogno di un buon bourbon, oppure champagne, no, meglio bourbon o grappa. Poi dicono che la letteratura non è eterna..

 

ELSE Franz, è un inetto, un uomo senza alcuna qualità, immaginazione, e, al diavolo, io perché ci sono stata? Debolezza, debolezza. Certe era un brutto periodo, forse lo è ancora. Non si esce facilmente da quelle storie, da quella storia.

 

MICHELE Lei è una entità un po’ così, ne conviene, e parlare… si ricorda di quella spagnola, quella sera di vento a Mikonos che diceva mi intiende? Fu una delle storie più strane che mi capitarono durante il periodo delle "no story". Niente storie… beh, fu così. Ero in vacanza a Mikonos, andammo a cena da un pittore spagnolo, c’era anche altra gente e c’era questa ragazza iberica che sicuramente si sarà chiamata Carmen e nel parlarmi ripeteva mi intiende. Lo spagnolo lo parlavo come lei l’italiano, quindi c’era poco da intendersi. Forse la guardai un po’ troppo, forse parlai di me, ma a tutti, mica a lei sola e d’un tratto a fine serata mi tenne quasi un sermone. Mi spiegò che non poteva lasciare il pittore, che aveva bisogno di lei, che non poteva venire con me in Italia, mi intiende? Proprio così, intervallava con questi mi intiende. Giuro, non le avevo chiesto né detto niente. E come era nervosa mentre parlava e mi diceva mi intende. Come se fosse una scelta difficile da fare, come se fossimo giunti ad un punto caldo della nostra relazione, come se ci fossimo conosciuti da mesi e non da due ore. Mi intiende?

 

ELSE Il libro. Dovrò cercare un editore. "Erotismo a porte chiuse". Sottotitolo: quando l’analisi è una forma di seduzione. Un centinaio di cartelle anonime, la mia storia con Adalbert. Mi aveva proprio preso brutta.

MICHELE Sei tu? Mi sto avvicinando al confine con la Svizzera. Ho la voce contenta? Sono contento. In serata sarò a Milano e poi arrivo. Stavo giusto scrivendo la relazione. In valigia ho i dépliants e tutto il necessario. No, cosa dici, assoluta castità. La ditta non rimborsa, mi pare. Sì, tutto a posto, sei stato bravissimo, soggiorno e viaggio, tutto pagato. Anche il ritorno? Sì, certo, perché? Ah, avevi qualche problema per il ritorno. Invece tutto bene.

ELSE Mi ero seduta al bar della via centrale. Mi ero seduta in modo da poter scorgere sempre la porta. Non era colpa di nessuno se guardavo sempre verso la porta. Pensavo da parecchio tempo di rivolgermi ad uno psicanalista. "Aspetta qualcuno?" — mi disse. Si dovrebbe sempre diffidare dei rapporti casuali, e io in genere ne diffido.

 

MICHELE Oh, un bel raggio di sole. Carrozza illuminata, carrozza ben pagata. Già, ne so qualcosa. Questa luce mi ricorda tante cose. Un viaggio a Nizza d’inverno, le cinque del pomeriggio quando il nonno usciva e io ero piccolo, tutta la luce dentro la stanza, magari non c’era nessuno e sembrava che dovessero accadere grandi cose. E allora io ero contento… Toh, lo sono anche adesso.

 

ELSE Sacco con le cose sportive. Valigia, la piccola direi di eliminarla, documenti, passaporto, anche se non si usa più; carta di identità, biglietto, prenotazione. Colonia-Milano, vediamo la carrozza, carrozza 14, il numero del posto 57, dispari, avrei preferito un pari.

 

MICHELE Simpatica quella signora ad aiutarmi a spiegare la storia del prepagato. Da un po’ di tempo, le avevo detto, le cose mi vanno storte. Anche a me, aveva risposto in un soffio. Poi è scesa, le ho prestato il giornale, aveva studiato italiano, lo parlava bene. Così vede un po’ come vanno le nostre cose, le avevo detto. Si è messa a leggere, l’ ha letto da cima a fondo, un’avidità degna di miglior causa. Poi è scesa, non ho capito cosa doveva fare nella Foresta Nera. Stava qui di fronte a me, 55. Io ho il 56. E qui c’è un 57 "prenotato". Chi sarà? Salirà qualcuno? Uomo, donna, militare, bambino?

 

ELSE E’ l’ansia, 57, bene. Potrei avere dei vicini di viaggio. Una vecchia, un commesso viaggiatore, un giornalista? No, i giornalisti vanno in aereo o con la gran velocità. Con un po’ di fortuna ci potrebbe essere un simpatico 56. Un estraneo, un uomo misterioso. No, niente misteri nel XX secolo. Potrebbe essere un impiegato, magari tenero, sensibile. Mi piacerebbe che fosse un sognatore con qualche senso critico nei riguardi della società contemporanea. Avrà letto Adorno? Almeno Marcuse. Gli chiederò se è contento del Nobel a Gunter. Diavolo, non ho ancora inviato il telegramma.

 

MICHELE Accanto scorreva il Reno, dà sempre una certa soddisfazione vedere un vero fiume. Uno si sente più umano, più europeo. "Ciao." "Ciao." "Cosa fai?" "Vado su in albergo." "Vuoi che venga con te?" "Non so." "Sono libera sino alle otto, ti faccio bene." In effetti non è molto caro. Sino alle otto, sono appena le tre e un quarto del pomeriggio. "Salga, se vuol salire." Speriamo che il consierge non dica niente. Non dice niente, ci ha visti però, non le chiede neppure i documenti, la conosce sicuramente, però questa volta non avrà percentuale, o l’avrà lo stesso? Già, quella sera non sapevo la storia del prepagato. E così fra Reisenkarte e la nera spendo tutto e quando poi arriva la donna della mia vita, la 57, sono senza una lira, neanche la cena a Milano e notte a Pavia arrivederci. Poi si dice che la vita non ha un gioco di collegamenti, di ritmo interno delle cose. Vuoi fare prima e poi dormire, oppure prima dormire e poi fare? Prima dormire, dico. Si spoglia, bellissima. Un po’ di pancia, ma gambe alte, formate al massimo, bei seni. Si mette di schiena e dorme davvero. La sfioro appena. Seta, seta nera. Chissà perché è così stanca. Eppure la luce della finestra diventa molto più intensa e suggestiva con la nera nel letto. Sfiorandola, ho come la sensazione di alberi alti e tempeste. Sarà dell’Uganda. Perché l’Uganda? Poi quando si sveglia, se si sveglia, glielo chiedo. Far l’amore neanche a pensarci. Tutta una sensazione forte, direi tempestosa. Perché cavolo devo rischiare, tanto, lei, mica si offende. Sto godendo di questo corpo, lo sto immaginando, appena vicino a me, mica devo toccare, cosa tocco a fare, mi piacerebbe vivere con una nera? Le mie serate avrebbero un senso diverso. Torno a casa, tiriamo giù le tapparelle, e Africa e strade sterrate, piogge torrenziali, tutta la sua infanzia di nera, tutto nella mia stanza.

 

ELSE Il massimo dell’orrore sarebbe che il 56 fosse uno psicanalista. Mica male come sfortuna. E’ fortunata lei, invece, ho lo studio proprio in quel palazzo, di fronte al bar Centrale, sono uno psicanalista, freudiano. Mi chiamo Adalbert Gallus. Così cominciai ad andare da lui. Dott. Gallus, due volte alla settimana, va bene? Dopo un mese era diventato Adalbert per me, ed io Else per lui. Else, la puttana, che paga per essere scopata. Pagare. C’è chi si paga la puttana e c’è invece chi si paga il prostituto analista. A ripensarci — e ci pensavo e ripensavo anche mentre queste cose accadevano — non trovo altra definizione. Si sedette di fronte, mi guardò dritto negli occhi, poi si alzò, fece il giro della sedia e cominciò ad accarezzarmi i seni. Doveva aver capito che era il mio punto debole. Spero che lo riconoscano nel mio libro, e che lo caccino. Ero nelle sue mani, dipendevo da lui. Appunto, Frau, lei era nelle sue mani. Perché non lo ha messo a posto?

 

MICHELE Sarà la contentezza di tornare a casa, non so. Eppure non è che mi attenda grandi cose. Mi trovo nella condizione di attesa di un bene. Chissà, forse è la letizia.

 

ELSE Sona ancora nervosa, quando mi torna in mente quella storia non so cosa farei. Recuperare serenità. Una parola. Però dopo il sogno del treno perso ho fatto dei sogni rasserenanti. Ero in una bella casa, vicino c’era un prato con degli alberi, certo, poteva anche essere Italia, Toscana, anche la regione di Roma, come si chiama, Latium, è vero, c’era un uomo. Un uomo che stava leggendo un libro.

 

MICHELE Mi viene in mente il sogno della notte scorsa, dopo la nera. Eravamo su un lago e io vendevo frittelle. Lei mi aspettava sulla riva. Ma non era la nera. Non fare tardi, aveva detto. Mi puoi sempre chiamare, accidenti di rossa. Non sono rossa, sono bionda, di un biondo fulvo. Di un biondo fulvo? Oggi non compra nessuno le frittelle. Per forza, ti sei pentito e da allora gli affari vanno male.

 

ELSE Sono dalla sua parte, Gunter, lei è uno scrittore impegnato e tedesco, e in breve lei è uno scrittore. Incontrare un uomo in cui questi conflitti sono risolti, almeno non dover combattere, un uomo di cui essere amica, oltre che amante, con un forte senso dell’ironia, capace di smascherare i drammi fra uomo e donna, capace di far piazza pulita, niente ambiguità, non detti, reticenze, secondi pensieri, almeno non molto, teniamo solo lo stretto necessario, ti va?

 

MICHELE Come batte bene il sole sul 57. Proprio di fronte a me, vediamo se riesco a leggere, prenotato da… dovrebbe essere una di queste stazioni. Buonasera, in viaggio anche lei? In Svizzera? No? Italia. Io sono italiano. Dove è diretta? Perugia, Assisi, Venezia, Pordenone, Monfalcone, Latina? Così sembro un orario ferroviario. Da capo. Buona sera. Io sono italiano e l’aspettavo. L’aspettavo almeno da trecento chilometri. No, subito così non va bene. Prudenza. Senta signorina, se lei è tedesca già mi va bene: amo il vostro ordine, lo sa che quasi piansi dalla commozione una volta in Alto Adige — ed ero soltanto in Alto Adige — guardando una fila di bicchieri puliti, lindi, luminosi?

 

ELSE Taxi chiamato, Amburgo due fra due minuti, grazie, fretta proprio no ma andrei spedita, certo, non si preoccupi, prendiamo l’Albertstrasse, fra dieci minuti ci siamo, il biglietto ce l’ ha, grazie, è gentile, ehi, dico, anche questo mi sembra un po’ troppo premuroso, chi se lo aspettava, traffico interrotto, forse un incidente, non so, vado a vedere, stia tranquilla ce la faremo lo stesso. Accidenti che jella. Lo sapevo che dovevo ridurre il bagaglio. Manca un minuto. Il sottopassaggio non finisce più, per forza lo allungano quando uno ha fretta. Cosa sono pochi secondi, magari ritarda, magari quello che deve dare il segnale prima si deve grattare il naso, forza, gli scalini, si sale, ecco la banchina, è questa?

 

MICHELE E dai che ce la fai. Quella valigia piccola cosa te la sei portata a fare, eh? Tu sei il 57. Hai il numero 57. Un numero di responsabilità. Tu dovevi prendere questo treno.

 

ELSE Sta partendo, sta partendo, tutto chiuso, niente, non si può salire.

 

Prenderò il prossimo che è fra tre ore. Sì, dovevo prendere quello, doveva proprio prendere quello? Sì, cioè, no, avrei preferito prenderlo, il prossimo parte fra tre ore. In Italia, ah bene, fra venti minuti parte uno per Chiasso e si ferma lì, quasi sicuramente farà in tempo a prenderlo, difatti l’espresso ferma quasi un’ora al confine, anche se non si controlla più li facciamo fermare lo stesso, così mettiamo in ordine le coincidenze. Lo facciamo proprio per persone come lei che perdono il treno o arrivano in ritardo o escono da casa all’ultimo momento anche se hanno tutta la giornata a disposizione. Binario 6, non c’è di che, ha tutto il tempo che vuole, ma questo non lo perda, coraggio non tutto il male viene per nuocere.

 

MICHELE Ecco qui: la donna che mi piaceva ha perso il treno. Un viaggio a Colonia, tre giorni al Dorint che se non era per le colazioni, una nera bella e pericolosa, e un prepagato non pagato che non posso neanche denunciare per un senso di pudore col mio capo. Dimmi come ti trattano e ti dirò chi sei. E una signorina non ha perso il treno, anzi, è salita all’ultimo momento, ha issato i suoi bagagli sul portabagagli, si è tolta la pelliccia, si è sciolta il fazzoletto che portava annodato. Aveva un girocollo marron, gli occhi vivi, i capelli biondo fulvo tendenti al rosso. Si è seduta di fronte a me, ha accavallato le gambe, si può fumare qui, vero? Mi ha guardato e ha detto: buonasera… mi ha fatto un infinito piacere… venire, conoscerla, vederla. Mi chiamo Else. Sapevo benissimo che lei era su questo treno, posto riservato numero 56, non l’avrei perso per tutto l’oro del mondo, certo, mi piace vivere, amo la pioggia, il vento e le bistecche ai ferri… mi piacciono le passeggiate, le foglie d’autunno e il Vermont, starò benissimo nella sua casa alla lisière du bois, la sera guarderemo il tramonto, anche se non ci sono acquazzoni pazienza,ne farà a meno per un po’; pensi, è già sera, fra qualche ora andremo a dormire, sogneremo assieme, i miei sogni sgusceranno dentro i suoi, noi ci vedremo reciprocamente nel sogno, il vento busserà contro le finestre… e noi lo lasceremo entrare, forse accenderemo anche un fuoco, e lei avrà l’animo sereno, non penserà più quelle cosacce sugli scrittori commerciali, e la vita sarà luminosa. Ha da accendere per favore, voglio vederla in viso.

Fine