Franco Foschi

FUNERAL BLUES

ovvero

Allegretto per funerale

(partitura per fiati e chiacchieroni)

Funerale di un musicista. Assieme a parenti e amici ci sono cinque musicisti, suoneranno musica scritta dal defunto, in suo onore, durante alcune pause dell’orazione funebre.

Primo pezzo musicale

Al termine il sacerdote compare dall’ombra alle spalle dei musicisti, e inizia l’orazione.

SACERDOTE

Ebbene, cari amici, eccoci qui nel nome di Abel. Molti di noi non si conoscono, eppure Abel ha trovato il modo, questo modo furioso e quieto assieme, di adunarci. Di averci qui con sé. La sua fossa è ora il tavolo attorno al quale siamo tutti riuniti. E Abel ha voluto la sua musica, in un momento come questo, perché tutti trovassimo la fonte della nostra amicizia, l’acqua cristallina e pura alla quale ci siamo abbeverati a sazietà e con piacere.

A questo punto il sacerdote continua a parlare, ma muovendo solo le labbra, e si inseriscono i musicisti, come se bisbigliassero. Lentamente il sacerdote rincula, e scompare di nuovo nell’ombra.

I° MUSICISTA — L’INGENUO

Così, all’improvviso, chi se lo sarebbe mai immaginato…

II° PERSONAGGIO — IL SENTENZIOSO

Troppo Stress e troppe sigarette, glielo avevo detto.

III° PERSONAGGIO — IL CINICO

Glielo avevi detto, eh? Ipocrita, alle sigarette tu ci aggiungi anche l’alcol…

II° P.

E tu? La stai curando, la tua sifilide?

IV° PERSONAGGIO — L’ADDOLORATO

Ssssh, silenzio! Non siamo mica al bar!

III° P.

Già… peccato. Secondo me Abel avrebbe preferito che il suo funerale fosse celebrato al bar.

II° P.

Sì, e magari se portavi anche tua sorella…

Il sacerdote ricompare dall’ombra alle loro spalle.

IL SACERDOTE

…e dunque accettare il volere di Dio rappresenta l’unica vera saggezza. E la felicità ne consegue. L’illusione di operare delle scelte, di essere i facitori del proprio destino, ecco il diavolo che ci perseguita.

Secondo pezzo musicale

V° PERSONAGGIO — IL DISTRATTO, LO SVAGATO

La più saggia è stata quella là, che ha preso l’ombrello.

II° P.

Beh, direi che non è solo saggia… Guarda il suo vestito, altro che funerale. Aperto sia davanti che di dietro, assomiglia all’aquilone di un ragazzino.

III° P.

A Abel sarebbe piaciuta, se la sarebbe leccata con gli occhi.

IV° P.

Silenzio, carogne. E poi Abel era un vero gentiluomo.

III° P.

Sicuro, non ha mai picchiato una donna senza prima essersi tolto il cappello.

V° P.

Sapete cosa mi disse un giorno? Che la prima volta che incontri una donna devi baciarle la mano, perché bisogna pur cominciare da qualche parte.

Tutti ridacchiano sommessamente.

IV° P.

Ma la volete smettere, deficienti? Guardate, ci guardano come si guarda un guardone…

Il personaggio comprende l’involontario gioco di parole, e ridacchia pure lui.

IL SACERDOTE

Perché dunque siamo così sicuri che il mondo ci presti attenzione? Perché pensiamo che solo correre su una lama, come sosteneva Abel, sia l’unico modo accettabile di vivere? Perché il chiasso, lo strepito, la convulsione? Perché ad Abel non è bastata la sua, dirompente, musica? Abel aveva bisogno dell’eccesso, del rumore. La realtà invece è che abbiamo troppo poco silenzio a disposizione.

Terzo pezzo musicale

V° P.

Io non posso stare troppo in silenzio, o nel silenzio. I morti ci stanno.

II° P.

Ma che stai dicendo… Sei sempre il solito, genere ‘mi spezzo ma non mi spiego’.

I° P.

Beh io invece non capisco proprio perché Abel è morto. Io odio la morte e se verrà le urlerò in faccia tutto il mio schifo.

III° P.

Ohibò, e quando mai s’è visto un gabinetto urlare ‘che schifo’?

IV° P.

Piantatela, insomma, basta! Non avreste rispetto nemmeno per il cadavere di vostra madre.

III° P.

Dio, che vergogna, mi fai diventare rosso fino alle orecchi, come una peonia…

II° P.

Sei un idiota, ne avrei di cose da dirti.

III° P.

Dai, dimmi tutto, schiacciamo come uno scarafaggio.

V° P.

Ma dopo andiamo a farcela, una birretta?

Quarto pezzo musicale

IL SACERDOTE

Ebbene, come molti di coloro che lo conoscevano bene sapranno, Abel aveva un talento speciale per, chiamiamole così, le metasoluzioni. Tipo sparare all’arbitro, o buttare all’aria la scacchiera appena annusata la sconfitta in arrivo. Sempre il destino dunque, considerato come argilla da manipolare liberamente. Sempre le scelte dunque, per coltivare ad libitum l’illusione di essere comunque un vincente. A suo modo era un integerrimo, era rigoroso nel suo egocentrismo. Il rigore è una gabbia che molti desidererebbero, ma pochi accettano. Abel proponeva rigorosamente la sua legge, e nessun’altra.

III° P.

Dio mio, questo discorso è così solenne che è un vero peccato non rovinarlo.

II° P.

Lo sappiamo che a te verrebbe naturale, infetteresti anche un’iniezione di penicillina.

IV° P.

Non riesco proprio a capire perché così tanta gente mi parla bene di voi.

III° P.

E’ semplice: sono tutti parenti.

I° P.

Sentite, ma quella che sta arrivando non è la sorella di Abel?

Tutti ruotano il busto verso sinistra.

II° P.

Gesù, che gioiello…

I° P.

E’ strana, è dolcissima, però è anche eccitante.

III° P.

Già, buffo, intenerisce e indurisce nello stesso momento.

IV° P.

Piantatela, idioti. E poi lo sanno tutti che è una puttana.

Qualche attimo di silenzio, con rughe di perplessità sulla fronte.

III° P.

Ha proprio tutti i pregi… E poi anche Nostro Signore Gesù Cristo trascorreva volentieri il suo tempo con peccatori e puttane. E anch’io, devo dire…

V° P.

E’ come la regina di coppe, non guarda mai negli occhi.

I° P.

E a me invece gli occhi, tutte le volte che la vedo, cominciano a intrigliarsi.

II° P.

A fare che?

I° P.

A intrigliarsi!

III° P.

E che vuol dire?

I° P.

Non lo so. Però mi piace.

Quinto pezzo musicale

IL SACERDOTE

Ebbene, amici, c’è un certo tipo d’uomo che, quando non può avere quello che vuole, non prende la cosa che sta al secondo posto, ma la peggiore che gli riesce di trovare. Abel era questo tipo d’uomo. Anche se lo abbiamo amato per la sua musica, per il suo coraggio e anche, via, per la sua allegra dissennatezza, così energica che contagiava. Non possiamo non condannare questa sua ultima, lacerante follia. E per ogni uomo che come lui dice ‘no, no, no’ devono esserci dieci, cento, mille di noi a proclamare ‘sì, sì, sì’!

II° P.

Ma che sta dicendo, questo?

IV° P.

Non capisco, la Sibilla è un personaggio laico, un prete non dovrebbe essere sibillino.

III° P.

Mi sa che per difendersi dal freddo s’è fatto qualche buon cicchetto prima di uscire di casa, pardon, di canonica.

I° P.

Sapete che sono uscito alcune volte con la sorella di Abel?

Tutti si girano a guardarlo, con un sincero stupore sulla faccia.

II° P.

Ma… e ce lo dici così?

I° P.

Perché? Come dovrei dirvelo?

IV° P.

Vabbé, lascia perdere. Ma… ma che facevate, quando uscivate?

I° P.

Niente di speciale, andavamo a bere qualcosa, cose così. Però, se devo dire la verità, ai nostri incontri l’unico a riscaldarsi era il tè.

III° P. (dopo una breve risatina)

E bravo amico mio, stai migliorando. E Abel, che diceva?

I° P.

La prima volta che gliel’ho detto ha avuto una crisi di riso, rideva tanto che piangeva. Si è rotolato per terra tenendosi la pancia per almeno due minuti.

IV° P.

E poi?

I° P.

E poi ha detto che una donna solo il diavolo sa cosa sia.

IV° P.

No, intendevo e poi con la sorella?

I° P.

Poi niente, un giorno non s’è presentata al bar, e fine.

III° P.

Non solo non c’è più religione, ma non c’è più neppure la morale. Ma vi pare serio che una donna non si presenti a un appuntamento?

II° P.

Se chi attende sei tu, mi pare che sia quasi un dovere.

IV° P.

Basta ora, tacete. Non mancate anche all’appuntamento con la decenza.

Sesto pezzo musicale

Il sacerdote estrae un ampio fazzoletto bianco da una tasca, e si asciuga la fronte sudata.

V° P.

Con questo freddo si asciuga il sudore? In genere si suda quando si devono dire cose importanti.

II° P.

Un prete che dice cose importanti… Bah.

IV° P.

Silenzio, Cristo! O ci facciamo davvero cacciare. E’ il funerale di Abel, non siamo alla sagra della porchetta.

IL SACERDOTE

C’è una parte di noi che non vuole mollarci, per nessun motivo, anche a costo di renderci infelici. E’ la parte oscura, il buio, il gelo. Quella che fa vivere di corsa, e morire lentamente. Quella che confonde tra la gioia di vivere e la disperazione di doverlo fare. Quella che Abel, nella sua frenesia, sperimentava ogni giorno. Abel era l’esatta personificazione di un famoso proverbio indiano, quello che dice che per quanto ti alzi presto la mattina, il tuo destino si è alzato prima di te. Il destino di Abel era oscuro, buio, gelido. Anche se noi vedevamo luce, allegria, calore. Il destino di Abel è stato scelto dal demonio, non da lui stesso né da Dio.

III° P.

Ma dove l’hanno pescato questo? Dal Dopolavoro Predicatori?

IV° P.

Però è come se avesse qualcosa da dirci, ma non trova la via.

II° P.

Sarà meglio che si sbrighi, comincio ad avere freddo. Le dita mi si intirizziscono, alla prima svisata l’oboe se ne va per i fatti suoi.

III° P.

Oh, beh, quello succede anche quando è caldo…

I° P.

Zitti, scemi, c’è la madre di Abel che piange…

V° P.

E’ vero, poverina… ma perché piange?

Tutti lo guardano, e scuotono la testa.

Settimo pezzo musical

IL SACERDOTE

Soltanto l’inutilità del primo diluvio ha trattenuto Dio dal mandarne un secondo? Dobbiamo convivere con l’errore, renderci acquiescenti nei suoi confronti, fino a diluirne la portata? Con indifferenza ci porremo di fronte all’errore, fino a che tutto sarà uguale a tutto il resto? No, grida la voce di giustizia, no, gridano le voci di coloro che soffrono ma non mollano, no grida chi è perseguitato per causa della giustizia, ma non per questo rinuncia a essa. No, dobbiamo gridare ad Abel, per la sua rinuncia.

III° P.

Ma che cazzo sta dicendo, ‘sto cardinale mancato? Che va berciando?

II° P.

Beh, non siamo solo noi a non capirlo. Guarda, sembra che anche tutti gli altri siano raggelati.

I° P.

Non sarà per il freddo?

Tutti lo guardano, e un po’ lo compatiscono.

IV° P.

Zitti, adesso: guardate, il prete si sta concentrando. Mi sa che sta per fare qualche rivelazione.

III° P.

Un’altra? Non ce n’è già stata una, duemila anni fa? Non è che si sentirà un po’ Gesù Cristo?

I° P.

Come i matti, intendi?

III° P.

Sicuro. Lo sai che ce ne sono di più che si sentono Gesù di quelli che si sentono Napoleone? Da qui il valore della religione.

II° P.

La prima volta che andrai dal dentista gli chiederò che accidentalmente lasci cadere il bisturi sulla tua lingua. E che poi la butti nel cesso.

III° P.

E la prima volta che tu andrai dall’urologo…

IV° P.

Basta!

Ottavo pezzo musicale

IL SACERDOTE

Diciamoci la verità, cari amici: molti uomini sono onesti solo perché sono stupidi. La loro onesta consiste nel non chiedersi mai niente, nella accettazione appena tonta dell’esistente. Sappiamo che ad Abel questo sarebbe stato impossibile. Nel suo feroce agitarsi c’era la Domanda, proprio quella con la D maiuscola, che ti impone di cercare risposte ovunque: anche nel delirio se necessario, che Abel, alla fine, ha provato. Forse una libertà priva di pericolo era qualcosa di troppo estraneo alle sue abitudini, per avere per lui il significato che potrebbe avere per chiunque altro. E anche prima di quest’ultimo delirio nella sua vita aveva sperimentato solo la mancanza di legami, il volo libero e selvaggio, l’insofferenza a qualsiasi obbligo. Ma quasi sempre l’esito delle esistenze anarchiche come la sua è la follia mistica o il suicidio…

IV° P.

Che… che sta dicendo?

V° P.

Io ho sentito benissimo: dice che gli anarchici sono dei preti, oppure si levano di mezzo.

I° P.

Beh, Abel non era mica un prete, allora vuol dire che…

II° P.

Stai zitto, idiota, chiudi quello sfintere che hai al posto della bocca.

IV° P.

Calma… ‘sto prete non mi piace.

III° P.

A me non piace tutta la categoria, figurati…

I° P.

Beh, non è vero, ce ne sono molti di bravi e simpatici.

III° P.

Di che film stai parlando?

II° P.

Dai, aspettate: forse vale la pena che facciamo meno casino. C’è un’aria che non mi piace, qui. Non sembra neanche un funerale, piuttosto un tribunale prima della lettura della sentenza.

V° P.

Che sentenza?

Tutti lo guardano, nessuno risponde. Silenzio per almeno dieci secondi.

I°P.

Io pensavo che eravamo venuti qui per fare un omaggio ad Abel. Ma adesso mi fate paura, e il prete anche, e tutta questa gente che non sa più cosa pensare e si guarda in modo strano, non ci capisco più niente, voglio andarmene.

Tutti ora guardano lui. Ancora qualche secondo di silenzio.

III° P.

O-ho? Pronto? C’è nessuno a questo funerale? Se Abel viene a sapere che non abbiamo ballato è un disastro. Vediamo di non farci prendere dalla tristezza, non fa per me.

II° P.

Ma quale tristezza… C’è solo qualcosa che non va. Dobbiamo costringere il prete a…

IV° P.

Ma che costringere… Basterebbe che rimaneste in silenzio per un minuto soltanto… Ma è un impegno superiore alle vostre forze, eh?

V° P.

A me poi mi andrebbe anche una pizza.

Nono pezzo musicale

II° P.

Ma che sta facendo quel tipo? Sta chiedendo spiegazioni al sacerdote…

III° P.

Già, che poi è come chiedere conforto spirituale a un agente di borsa.

II° P.

Idiozie, sempre idiozie dalla tua boccaccia.

III° P.

Caro mio, dire idiozie oggi, quando tutti sembrano riflettere con profondità, rimane l’unico mezzo per conservare la propria indipendenza e libertà di pensiero.

IV° P.

Oppure la propria idiozia… Ma state zitti, adesso. Guardate, il sacerdote si è messo le mani sulla faccia, sembra si stia preparando a dire qualcosa, qualcosa di.. di…

I° P.

Di importante?

IL SACERDOTE

Fratelli, amici, la morte esige il nostro rispetto, se non altro per il suo significato di porta aperta verso Dio. La morte azzera, la morte rende tutti uguali. Ma il modo di morire, no. Non svegliarsi dal sonno, ha un significato. Morire fucilati, ha un significato. Morire dopo una lunga e dolorosa malattia ha un significato, per noi. Ma per Dio no, Lui è lì che aspetta, tutti. E non pensiamo al suo giudizio, il giudizio è suo, a noi spetta la vita. Ma c’è una che Dio, in teoria, non accetta: che la vita ce la togliamo da soli, che non sia Lui a decidere il momento. Ebbene, fratelli, amici, è giunto il momento che voi sappiate la grande follia di Abel. Abel non è morto a causa del suo cuore malandato, come vi è stato detto. Abel è morto perché così ha voluto.

III° P.

Questo è andato di cocuzza. Abel non avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Uno ad uno guarda gli altri musicisti, che fermi gli rimandano lo sguardo. Cerca conferme che non trova.

III° P.

Ah, bene! Questo è quello che pensate e che non dite? Abel, che bisogno avevi di nemici, visto che avevi degli amici così?

II° P.

Perché dovrebbe mentire, il prete?

III° P.

Perché è un prete! Perché Abel era una belva! E le belve sono abituate a lottare per la sopravvivenza, non come voi, mammolette, che siete già morti!

IV° P.

Calmati, dai, sentiamo che ha ancora da dire.

IL SACERDOTE

Forse non dovremmo essere qui, secondo quello che pensano i benpensanti. Bisognerebbe essere riprovevoli, magari un poco scandalizzati. Ma se siamo qui, tutti, è perché Abel lo amavamo. Amavamo l’adrenalina dalla quale attingeva a grandi sorsate, per fremere senza sosta. Lo amavamo perché ci ha dato la sua musica, la sua allegria, perché ha reso affascinanti anche le sue cattiverie. Lo amavamo perché ci ha dato la sua passione, l’eccitazione, e ha cancellato dalla nostra vita la banalità. Perché l’aveva cancellata dalla sua. Forse il bene sta nella calma, nella serenità, nella pace. Nella normalità. Questa è sicuramente l’esigenza seria e corretta della maggior parte dell’umanità. E allora che fare di quell’altra parte, della minoranza che non trova mai pace? Bisogna cancellarla dall’esistenza, e soprattutto dai disegni di Dio? Non scandalizzatevi se vi dico che anche Dio non può che amare uno come il nostro Abel: non può che capire la sua vocazione all’incontrario, e abbracciarlo. Dio comprende l’insofferenza e l’eccesso, e sa che fare degli insofferenti e degli eccessivi.

Decimo pezzo musicale

III° P.

Beh, tombola. Se me lo avessero detto, non ci avrei creduto. Infatti non ci credo.

IV° P.

Dai, in fondo Abel era un tipo speciale. Voleva esserlo fino in fondo, tutto qui.

II° P.

Sapete come mi sento? Come un figlio illegittimo all’apertura del testamento. Mi sento come di fronte a una cosa che mi riguarda e che non mi riguarda nello stesso momento.

III° P.

E’ già un progresso. Di solito non ci sei mai, con la testa.

IL SACERDOTE

Amici, è giunto il momento di abbandonare lo stupore. Abel ci h lasciato, questo è ciò che conta, è il solo lutto che dobbiamo elaborare. Forse non ha fatto niente per noi, ma neanche contro di noi. E ci ha regalato la sua musica, non dimentichiamocelo. Ora, andandocene dalla sua tomba, dobbiamo avere un solo pensiero: che così avrà, finalmente, la sua parte di pace.

IV° P. (rivolto al II° P.)

Che storia… Mi sento davvero male, e tu?

II° P.

Anch’io. (rivolto al III° P.) E tu?

III° P.

Anch’io, certo. Però darei volentieri un pugno sul naso al prete. (rivolto al I° P.) E tu come ti senti?

I° P.

Così, all’improvviso… Non riesco ancora a crederci. (ricolto al V° P.) E tu?

V° P.

Sapete cosa vi dico? Suoniamo!

Undicesimo pezzo musicale

Al termine, tutti fanno movimenti di disimpegno: chi si allenta il nodo della cravatta, chi slaccia il colletto della camicia, chi comincia a riporre lo strumento nella custodia.

V° P.

E adesso che di fa? La mia proposta di pizza e birretta è sempre valida…

 

 

FINE