EROS DRUSIANI
IL TEATRINO NEL SALOTTINO
I QUADRI DI MORUS
PERSONAGGI:
Morus
Felso
Zelia
(La scena rappresenta lo studio del pittore Morus. Nell'atelier vi sono cavalletti e tele sparse, una grande finestra e una porta. Il tempo in cui la vicenda si snoda è indefinito, ma non troppo lontano dal nostro. Il luogo: una grande città. Il pittore sta lavorando.)
PRIMO QUADRO
Morus: Oh che bello, oh che bello sono il genio del pennello; che furore, che furore son Maestro del colore. (Bussano alla porta) Ah! chi può essere, chi può interrompere il dottore delle tempere? (Bussano di nuovo) Ah! Chi sarà mai? (Morus depone la tavolozza e il pennello e va ad aprire la porta. Entrano un uomo e una donna abbracciati in modo strano.)
Felso: Buongiorno! Mi chiamo Felso e questa è...(visibilmente imbarazzato) mia moglie Zelia.
Zelia: Piacere.
Morus: Piacere, per Ocno: oscuro personaggio della mitologia greca che la leggenda vuole nell'oltretomba ad intrecciare una corda che veniva mangiata man mano da un asino.
Felso: Come?
Morus: Allegoria di cui ci sfugge il significato. Comunque io sono Morus, ma questo già lo sapete perché fuori c'è una Targa di dimensioni non eludibili. Che volete?
Felso: Ecco, abbiamo sentito parlare di lei come il più grande pittore della città... noi vorremmo un ritratto.
Morus: Io non eseguo lavori su commissione: io devo seguire l'estro.
Felso: (Porgendogli un assegno) Questo è per il disturbo.
Morus: Ah! non crediate che il denaro possa farmi cambiare idea! (guardando l'assegno e rendendosi conto dell'entità della somma) Si tratta di una fortunata coincidenza. Sentivo infatti da qualche tempo l'esigenza di dedicarmi al ritratto, anzi, al biritratto.
Zelia: Veramente non siamo noi gli interessati.
Morus: Per Ocno, oscuro personaggio ecc.ecc. e chi dovrei ritrarre?
Felso: Una coppia di... bambini. È una storia lunga.
Zelia: Ecco il resoconto (porge due fogli) Sono due cartelle dattiloscritte.
Morus: Fatemi leggere.
Felso: Solo lei ci può aiutare!
Zelia: Lei ci deve aiutare
Morus: (finendo di leggere) Incredibile, è incredibile.
Zelia: Lo so, lo sappiamo: sembra impossibile, ma è la verità.
Felso: La pura e terribile verità
Morus: È davvero una storia incredibile, ma voi credete davvero che sia possibile?
Felso: Lo speriamo.
Zelia: Lo speriamo con tutto il cuore.
Morus: Se voi lo volete io tenterò. Ma datemi una fotografia di questi vostri amici.
Zelia: Ecco (porgendo una fotografia)
Morus: Non sarà facile. E comunque voi siete sicuri che gli interessati siano d'accordo?
Felso: Certo.
Morus: Perché non sono venuti loro stessi?
Zelia: Perché non possono camminare. Lei capisce! Nella loro condizione!
Morus: Già, capisco.
Felso: La nostra ... la loro vita è nelle sue mani.
Morus: E va bene. Tornate fra due giorni ma... toglietemi una curiosità: voi non siete sposati.
Zelia: Perché dice questo?
Morus: Perché due persone sposate non starebbero mai così appiccicate.
Zelia: È che noi... ci amiamo molto.
Morus: (Guardando meglio la fotografia) Un momento: come non averci pensato prima! Questi due bambini...
Felso: E va bene. È vero siamo noi. Avete scoperto tutto, ma non chiedeteci nulla.
Morus: Come volete ma Morus non apprezza chi tenta di ingannarlo. Chi una volta inganna la seconda condanna.
Felso: Scusateci ma tentate di comprenderci. Se l'impresa riuscirà, riceverete un assegno con il doppio di quello che già avete.
Morus: E allora al lavoro e speriamo che tutto vada per il meglio, per Ocno, oscuro personaggio della mitologia che...
Zelia: (interrompendolo) Sì, lo sappiamo, non perdete tempo.
Felso: (Incamminandosi, naturalmente abbracciato a Zelia) Buon lavoro e buona fortuna.
Morus: (Appena i due sono usciti) Che storia incredibile! Due fratelli siamesi. Dividere due fratelli siamesi dipingendoli separati all'atto della nascita! Come rivivere il parto! Forse è solo la fantasia malata di un padre pittore senza talento. Ma il potere dell'arte è grande: chi può fissarne i limiti? La fisica forse? La logica? Il fatto che non sia mai accaduto prima? L'essere sempre stato così? Comunque vadano le cose l'assegno è cospicuo e limpresa stuzzicante, quindi al lavoro Morus e che tutto vada bene.
SECONDO QUADRO
(Lo studio di Morus. Il pittore è davanti a due quadri posti su due cavalletti e coperti da un telo).
Morus: Eccoli pronti. Ho lavorato tutta la notte, ma ci sono riuscito. Ho lavorato anche tutto il giorno, per Ocno, ma fa meno effetto. Certo sono identici alla fotografia.
(Si sente suonare. Morus va ad aprire. Sono Zelia e Felso, naturalmente abbracciati)
Felso: Allora?
Zelia: Avete finito?
Morus: Sì. Volete vederli?
Zelia: Non aspettiamo altro.
Morus: Eccoli. (Scopre i quadri)
Felso: Ah, incredibile!
Zelia: Siamo identici, ma staccati.
(All'improvviso i due si staccano.)
Morus: Allora era vero e io ci sono riuscito. Ci sono riuscito! Larte è più potente di qualunque medico e della medicina!
Zelia: (Parlando con la voce di Felso) Evviva!
Felso: (Parlando con la voce di Zelia) Evviva, ma cos'è successo?
Zelia: (Sempre parlando con la voce di Felso) Ha messo i nomi sotto i quadri questo imbecille. Perché?
Felso: (Naturalmente con la voce di Zelia) Perché li ha messi al contrario?
Morus: Veramente io... i neonati si assomigliano...
Felso: Sbagliati, sbagliati, li ha messi sbagliati; ed ora devo tenermi la sua voce schifosa.
Zelia: La mia voce non è affatto schifosa: è la tua che non si può sopportare!
Morus: Basta. Se il problema è il nome basta cancellarlo. (Afferra un pennello e rapidamente toglie i nomi dalle tele) Ecco: siete contenti ora?
(Zelia e Felso tentano di parlare ma nessun suono esce dalle loro bocche, si sbracciano e minacciano, ma muti.)
Morus: Non sarebbe una cattiva idea lasciarvi così, ma sono buono: scriverò i vostri nomi correttamente. (Preso di nuovo il pennello scrive i nomi sotto i rispettivi quadri.) Ecco fatto.
Zelia: Ah, finalmente la mia voce!
Felso: Finalmente.
Morus: Bene: siete contenti ora? Mantenete la promessa. (Allunga la mano destra col palmo aperto.) Allora?
Felso: Prima la fotografia. La vogliamo indietro.
Morus: Certamente, eccola. (Rende loro la fotografia)
Zelia: Anche i quadri.
Morus: Sono vostri, ma avete promesso un ulteriore maggiore compenso. Io la mia parte l'ho fatta, ora tocca a voi.
Felso: (Prendendo i due quadri) Non ti pare che l'assegno di ieri fosse più che sufficiente? Cara sorellina, finalmente divisa.
Zelia: Lo credo, lo credo, caro diviso fratello.
Morus: Siete dei farabutti!
Felso: E perché no? Tanto che può accaderci! La fotografia l'abbiamo noi, i quadri pure. Cosa può farci la tua arte tanto potente?
Zelia: Sei così cretino che mi dispiace averti dato tutti quei soldi ieri. Ma ora basta. È da sempre che voglio camminare, correre da sola. Addio fratellino, addio imbrattatele!
Felso: D'accordo, andiamo. Addio pittore Morus. (escono ridendo)
Morus: Maledetti furfanti, ma non crediate di avere vinto! Voi non conoscete la prodigiosa memoria visiva di Morus. Per Ocno, la pagherete, anzi mi pagherete. Ah se mi pagherete
(Come un forsennato pone due tele sui cavalletti e comincia a dipingere)
TERZO QUADRO
(Morus è davanti alle due tele. Ha ancora la tavolozza e il pennello in mano.)
Morus: Eccovi di nuovo qui belli e separati, ma cominciamo con la vendetta. Avrò quanto mi spetta. (Con rapide pennellate modifica i quadri.) Ho come l'impressione che tra poco si sentirà bussare. (Dopo poco si sente infatti di lì a poco un ansioso toc-toc alla porta.)
Morus: Che intuito! (Va ad aprire la porta si precipitano dentro Felso e Zelia. Il primo veste giacca e gonna, la seconda ha un completo femminile sopra cui sono i pantaloni di Felso.)
Zelia: Che cosa significa tutto questo? Eravamo in un ristorante l'uno di fronte all'altra quando mi sono sentita improvvisamente questa cosa... (indica il basso ventre)
Felso: Io invece non lo sento più. è uno scherzo di pessimo gusto.
Morus: Non è uno scherzo. è la vostra attuale condizione.
Zelia: Ma non può farci questo.
Morus: L'ho già fatto.
Felso: Ma non posso essere mezzo uomo e mezza donna.
Morus: E perché no?
Zelia: Ebbene avete vinto, Morus. Felso, dagli i soldi.
Felso: Maledetto. Ecco l'assegno.
Morus: È un po' poco. Ieri sarebbe bastato. Oggi no.
Zelia: Dagli tutto ciò che vuole; io voglio ritornare com'ero.
Felso: (Staccando un altro assegno) Ecco, basta così?
Morus: (Guarda la cifra) Sì, è sufficiente. E ricordate che le parole date vanno sempre mantenute, per Ocno, oscuro personaggio...
Zelia: Sì, lo sappiamo già.
Morus: ...oscuro personaggio della mitologia greca che la leggenda vuole nell'oltretomba.
Felso: Dobbiamo restare ancora a lungo in questa situazione ad ascoltare le vostre corbellerie?
Morus: ...nell'oltretomba, ad intrecciare una corda che veniva mangiata man mano da un asino. Allegoria di cui continua a sfuggirmi il significato.
Zelia: I soldi li ha avuti, ma noi siamo ancora così.
Morus: Va bene. Ecco. (prende il pennello e comincia a modificare i quadri) Ancora un tocco... ecco.
(All'improvviso Felso si ritrova uomo con i pantaloni e Zelia donna con il suo vestito intero.)
Felso: Ah, finalmente.
Zelia: Ma come possiamo esser sicuri che non ci accadrà più nulla di simile?
Morus: Dovete fidarvi, e per vostra fortuna io sono un uomo di parola.
Felso: Allora addio, ma mi raccomando.
Morus: Addio e ricordatevi che quando si dà una parola la si mantiene. (I due escono) Ecco fatto: ho ottenuto quel che mi spettava, anzi di più, ma ciò che è giusto è giusto. Bene: mettiamo al sicuro i quadri. (Li prende e senza accorgersene li capovolge; di lì a poco si sente bussare. Morus appoggia i quadri e va ad aprire: alla porta c'è Felso a testa in giù.)
Felso: I quadri. Sono sicuramente al contrario.
Morus: Per Ocno e basta: avete ragione. (Li capovolge) Ecco fatto.
Zelia: (Entrando a sua volta) Non possiamo vivere con questa spada di Damocle sulla testa e l'allegoria questa volta è chiara.
Felso: Vogliamo i quadri. Non possiamo rischiare di trovarci a testa in giù o peggio ancora.
Morus: Non ve lo meritate.
Felso: Ma quei quadri sono le nostre vite.
Morus: Ci devo pensare. Tornate domani alle cinque.
Zelia: Ma che cosa serve pensare? È così evidente! Quei quadri sono i nostri. È ora di finirla, pittore maniaco.
Morus: Non vi conviene farmi innervosire signora. (prende un pennello).
Felso: Vieni via.
Zelia: E va bene torneremo domani, alle cinque.
Morus: Se io vi lascio prendere i quadri voi potreste combinare guai molto più grossi di quelli che posso combinare io.
Zelia: Ma è la nostra vita, non la sua. Non ha nessun diritto di...
Morus: (Alzando minacciosamente il pennello) Tornate domani alle cinque.
(I due escono mestamente. Morus rimasto solo prende sotto braccio i quadri ed esce)
QUARTO QUADRO
(Morus è nello studio. Si sente suonare. Apre la porta ed entrano Felso e Zelia.)
Felso: (Mellifluamente) Buongiorno maestro.
Zelia: Buongiorno.
Morus: Buongiorno.
Felso: Siamo venuti per i quadri.
Zelia: Ha deciso?
Morus: Sì, ho preso la mia decisione.
Zelia: Allora ce li dà?
Morus: Non li ho più.
Felso: Non li ha più?
Zelia: Carogna bugiarda, maledetto pittore da strapazzo! (Rivolta al fratello) Te lavevo detto che non servivano a niente le paroline dolci con questa bestia.
Morus: I quadri non li ho più, gentile signora. Li ho gettati in fondo al fiume.
Felso: Come in fondo al fiume?
Morus: Sì, così lentamente i colori e di conseguenza le figure sfumeranno, giorno dopo giorno, come il tempo rode la vita agli uomini.
Zelia: Allora stiamo per annegare.
Morus: No. Se così fosse stato sareste già morti da questa notte.
Felso: Ma se un sasso rompe la tela?
Morus: Sarà come se una malattia vi colpisse.
Zelia: Ho paura di morire!
Morus: Anchio. Tutti hanno paura di morire.
Felso: Ma noi siamo in balia di chissà quali eventi.
Morus: Basta. Ogni essere vivente è in balia degli eventi, di eventi che non conosce. Nella vita l'unica cosa certa non è morire, ma vivere. E allora vivete, lavorate, leggete, innamoratevi, arrabbiatevi, disperatevi, sperate: fate qualunque cosa ma vivete.
Zelia: Lei é pazzo!
Morus: Allora anche Dio è pazzo
Felso: Morus la vita non è come un fiume. Dio non butta le vite degli uomini in fondo a un fiume.
Morus: Sì invece. La vita è un fiume che dalla montagna scende al mare. Cè chi si ferma alla sorgente, chi durante il viaggio e chi arriva a sfociare nel grande mare della vecchiaia.
Felso: Ma noi di quel fiume finiremo sicuramente sul fondo.
Zelia: Potrei finire rosicchiata da una carpa!
Morus: Le carpe non hanno denti.
Zelia: Aiuto, che cosa ci accadrà! Felso, tu sei un uomo: uccidilo.
Felso: Morus, ci dica la verità: non è vero che ha buttato i quadri nel fiume.
Morus: Vi dirò la verità una volta per tutte. Ho gettato i quadri nel fiume, stanotte, all'altezza del ponte dei Tiranni.
Felso: (Disperato) Perché?
Morus: Per Ocno, ve l'ho detto e ripetuto: era l'unico modo per far sì che la vostra vita tornasse in balia del destino e non di un uomo per quanto saggio e ben intenzionato.
Zelia: Se non lo uccidi tu, per Ocno, potrei farlo io.
Morus: Senta signora dai propositi omicidi: se non capite la ragione del mio gesto, capite almeno il gesto. I quadri sono in fondo al fiume e là resteranno fino a quando il caso vorrà. Ho dipinto i vostri ritratti per giorni e notti. Ora sono stanco, voglio andare a dormire e perciò arrivederci a mai più. E buona fortuna, anche se non vi meritate granché.
Felso: Perché?
Morus: Ancora? Ora basta, via, fuori!
Zelia: Io tornerò e vi ucciderò.
(I due, furibondi, escono)
Morus: (Rimasto solo comincia a spogliarsi) Ah, finalmente! Non ce la facevo più. Ho bisogno di dormire. (Si ritira nella stanza da letto)
QUINTO QUADRO
(È mattino. Nello studio Morus si è appena alzato)
Morus: Ah! Ho dormito quarantotto ore di seguito. Niente male, Maestro Morus, niente male. Oggi sembra una bella giornata. Vediamo se è arrivato il giornale. (Apre la porta e raccoglie i giornali) Due? Ah, è vero: ho dormito due giorni. Vediamo le notizie di oggi. (Apre il giornale e comincia a leggere) Ah, sempre belle notizie, ma non perderemo per questo l'appetito. Ora ci prepareremo una abbondante colazione e la consumeremo tutta. Ma... Per Ocno! Cosa? Eccezionale ritrovamento ieri all'altezza del ponte dei Tiranni: un biquadro, forse un esemplare unico al mondo. Due quadri raffiguranti due neonati che per un mirabile gioco d'incastri formano un incredibile quadro unico... non è possibile... un quadro tale da far sembrare i due neonati fratelli siamesi... non posso crederci... l'opera, che per misteriose ragioni ha resistito all'usura del tempo e dell'acqua viene unanimemente attribuita dai critici al famoso pittore Modellini. L'opera è stata trasportata alla pinacoteca e si spera possa essere esposta al più presto al pubblico. Ma è incredibile, non ci si può credere! Il caso ha così voluto! (Bussano alla porta) Chi può essere?
(Morus va ad aprire e sulla soglia appaiono Felso e Zelia nuovamente abbracciati)
FINE